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Nel post Conoscere le Sensazioni nel Corpo per Dissolvere la Rabbia, scrivevo che attraverso la consapevolezza possiamo riprogrammare le informazioni contenute nelle nostre cellule e nei nostri circuiti nervosi. Certo, potrebbe essere un processo molto lungo, ma con disciplina, pazienza e gentilezza è possibile! Che la mente possa generare sia benessere che malattia è noto anche in medicina, dove si parla rispettivamente di effetto placebo e di effetto nocebo. Tecniche millenarie come la meditazione Vipassana, in effetti, insegnano da tempo che per poter incontrare la pace della mente (e del cuore) occorre allenarsi a comprenderla, la mente, e poi imparare a indirizzarla verso il bene. La scienza sperimentale oggi, grazie alle tecnologie disponibili, indaga sempre meglio i meccanismi alla base di questa verità, che sono tuttavia in gran parte ancora oscuri. L’epigenetica, in particolare, è la scienza che studia le variazioni che avvengono nell’espressione genica di un individuo. Si tratta di cambiamenti che non riguardano il patrimonio genetico, cioè la sequenza del DNA, che resta inalterato, e che sono dovuti all’interazione dell’individuo con l’ambiente che lo circonda, come ad esempio le sue relazioni sociali e la sua alimentazione. Le variazioni vengono poi spesso tramandate alle diverse generazioni cellulari, ma non sono permanenti, perché possono essere cancellate o modificate in risposta ad altri stimoli ambientali. Che la regolazione epigenetica, cioè la trasmissione di qualche carattere acquisito, fosse ereditabile da generazione a generazione emerse quando iniziarono le ricerche in questo campo negli anni ’90. Nonostante, infatti, già negli anni ‘60 l’americano Tracy Morton Sonneborn avesse dimostrato che un particolare protozoo poteva trasmettere alla progenie le cicatrici superficiali che aveva acquisito, la comunità scientifica riteneva che tutte le regolazioni epigenetiche venissero azzerate durante lo sviluppo dello spermatozoo e della cellula uovo. Fino a che qualche ricercatore dimostrò, appunto, che certe informazioni epigenetiche venivano trasmesse alla discendenza. Per esempio, alcuni studi epidemiologici mostrarono come un’eccessiva assunzione di cibo in un soggetto correlava con un maggior rischio di diabete e di malattie cardiovascolari nei nipoti. Da allora, vari studi hanno suggerito l’ipotesi di una ereditarietà epigenetica di un comportamento appreso in diversi organismi, ma gli esatti meccanismi all’opera erano sconosciuti. Nel dicembre 2013 sulla rivista Nature Neuroscience fu descritto un primo esperimento che indaga le basi molecolari della trasmissione ereditaria dell’apprendimento, derivante da un trauma vissuto dai genitori. Ressler, un neurobiologo e psichiatra della Emory University di Atlanta negli Stati Uniti, e il suo giovane collaboratore, Dias, confermarono che in alcuni casi è possibile la trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti. Ma i risultati ottenuti fornirono per la prima volta uno schema interpretativo per la comprensione di come l’informazione ambientale possa essere ereditata trans-generazionalmente a livello epigenetico, neuro-anatomico e comportamentale. Esposero alcuni topi all’acetofenone, una sostanza dall’odore intenso, in un ambiente chiuso, mentre nel frattempo somministravano una piccola, ma fastidiosa scossa elettrica. Il topo associa così l’odore al dolore. Qualche tempo dopo si riproduce: ha dei figli e poi dei nipoti. La sorpresa è che quando i figli, e i figli dei figli, vengono esposti a loro volta all’acetofenone, entrano nel panico (e ciò non accade se sono esposti ad altre molecole odorose). È come se ricordassero l’esperienza del padre e del nonno e si aspettassero di provare dolore. Il cervello dei topolini figli e nipoti ha ereditato la modifica strutturale subita dal cervello del topo originario in seguito all’esperienza che associa l’odore dell’acetofenone al dolore fisico. Il topo originario ha dunque trasmesso alla sua discendenza un carattere acquisito nel corso della sua vita. La genetica ci insegna che i caratteri ereditari sono inscritti nel DNA che i genitori trasmettono con modificazioni casuali alla loro prole. La selezione naturale premia statisticamente le modificazioni che offrono un vantaggio adattativo e punisce quelle che rappresentano uno svantaggio. Un’esperienza, come l’esposizione all’acetofenone o il dolore provocato da una scarica elettrica, non modifica il DNA e, infatti, Ressler e Dias non hanno trovato alcuna modifica del DNA nei topolini riconducibile al dolore associato all’esposizione all’acetofenone. Allora come si spiega il ricordo che i figli e i nipoti hanno dell’esperienza del topo originario? La spiegazione sta nell’epigenetica, cioè in strutture esterne al DNA che hanno la funzione di influenzare l’espressione stessa del DNA. Nello specifico di questo esperimento, i topolini hanno nei loro cervelli un numero maggiore di neuroni sensibili all’acetofenone e questi neuroni sono collegati ai neuroni sensibili al dolore. La meditazione di consapevolezza decondizionaCon la meditazione di consapevolezza è possibile decondizionare risposte apprese. Nel post Meditare fa Bene alla Salute scrivevo del disaccoppiamento tra i circuiti del dolore e i circuiti cognitivi in chi pratica Zazen e di come la meditazione abbia il potere di influenzare l’espressione genica per azione sui telomeri e l’enzima telomerasi. Molti maestri buddisti affermano che attraverso la meditazione è possibile risolvere problemi ereditati dagli antenati, come ad esempio l’irascibilità. Thich Nhat Hanh lo scrive in modo semplice e chiaro nel suo libro Fare pace con se stessi.
Certo questo potrebbe voler dire meditare in modo regolare per parecchi anni, ma forse ne vale la pena. Cosa dici? Coraggio! Con disciplina, gentilezza e metodo è possibile! Comments are closed.
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