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Soffro di emicrania da quando avevo 7 anni ed oggi ho in media un’attacco al mese. Quando sento che tutto il mio corpo inizia a vibrare, a livello sottile, in modo anomalo, so che potrei ritrovarmi entro breve con un bel mal di testa. La meditazione mi ha aiutata a non assecondare i pensieri e le emozioni terribili che emergono durante un attacco, ma se le circostanze non mi permettono di appartarmi in un luogo silenzioso e sdraiarmi, è molto probabile che alla fine avrò una forte nausea, intolleranza a luce e rumori e la testa che pulsa così tanto da non saper più cosa fare per alleviarne il dolore. In passato ho odiato la mia emicrania, l’ho detestata e contrastata per lungo tempo, fino a che, grazie alla meditazione, ho compreso che l’unica soluzione era imparare ad amarla (vedi Meditazione dell'Amore Universale o Gentilezza Amorevole). È stato un processo lungo e graduale: osservare, sentire, accogliere, accettare e lasciar andare. Esperienze da vivere più e più volte nel profondo, fino a che diventa un modo di essere. Prima di comprendere questa verità mi ero fermata alle parole: osservare, accogliere, mollare…sono solo parole, se non le vivi dentro in ogni cellula del tuo corpo. Avevo letto ad esempio di Goenka, un rinomato insegnante di Vipassana, che si era avvicinato alla meditazione perché stanco di dover ricorrere alla morfina per l’insopportabile dolore emicranico (erano gli anni ’50). La mia aspettativa era quindi che meditando non avrei più avuto alcun attacco. D’altronde anche Goenka era stato ammonito dal suo maestro Sayagyi U Ba Khin: “Se pensi di curare il corpo non guarirai mai, se pensi di curare la mente e liberarla, allora come effetto secondario, potrà accadere di liberare il corpo dalla sofferenza.” Conoscere la mente può liberare il corpo dalla sofferenzaMeditando ho imparato a vedere l’emicrania come una caratteristica di funzionamento del mio software. Quando sto bene io sono una persona molto efficiente ed acuta, fino a che non arriva lei, la mia amica emicrania, che mi costringe a rallentare o addirittura a fermarmi. D’altra parte o ti imbottisci di farmaci oppure ti devi fermare. Quando ti fermi però possono accadere cose sublimi. Ti puoi accorgere ad esempio del colore delle foglie, dei diversi canti degli uccelli, dell’odore dell’aria, delle sensazioni nel tuo corpo e di mille altri piccoli bei dettagli disseminati tutt’attorno a te e che priva ignoravi, perché avviluppato nelle idee geniali e meravigliose di cui ti beavi. In effetti l’abuso di farmaci è purtroppo molto comune nei pazienti emicranici e spesso conduce all’emicrania cronica, una condizione debilitante dovuta a complessi fattori biologici, psicologici e sociali. A maggio 2017 è stato pubblicato uno studio, guidato dalla dottoressa Licia Grazzi del Centro Cefalee dell’Istituto Besta di Milano, in cui si dimostra che la meditazione mindfulness e la profilassi farmacologica hanno entrambe un effetto positivo sugli indicatori dell’infiammazione e sugli indici clinici nell’emicrania cronica con abuso di farmaci. |